Provenendo dal motocross, inteso come scuola di guida,
mi trovo particolarmente a mio agio nel saltare con la moto
usando delle rampe.
Raggiunta la velocità desiderata, dopo una lunga rincorsa, percorro la rampa di lancio;
per effetto della lunghezza e della sua altezza massima, vengo proiettato in aria;
la velocità raggiunta mi permette di superare in volo la lunga fila di auto affiancate che, posizionate in precedenza tra le due rampe,
dà a chi osserva un’idea tangibile della lunghezza del salto.
Ricordo che per i primi salti avvicinai molto le due rampe, per capire la reazione della moto e per abituarmi al vincolo dell’atterraggio sulla rampa d’arrivo.
Saltare con le due rampe (partenza e arrivo), vincola ad atterrare per forza nella parte più alta della rampa di arrivo.
Nel caso di salto “corto”, si atterra sui tetti delle auto…;
nel caso di salto troppo “lungo”, si rischia il “pacco” del fondo corsa degli ammortizzatori che può causare un’ insaccata clamorosa
alla schiena e/o la perdita del controllo della moto.
Per regolarmi con la velocità, facevo un primo passaggio di prova passando al fianco delle rampe, così nel tempo ascoltando i
giri del motore, memorizzavo che con la 3° marcia a ¾ di acceleratore saltavo 8 auto, con la 4° marcia metà gas le auto saltate
diventavano 11; sempre con la 4° marcia ma a tutta manetta diventavano 15 e così via.
Più è lungo il salto e più è il tempo che si passa in volo.
Pochi attimi si, ma interminabili.
La sensazione che si prova ha dell’ incredibile…
Oltre a pensare alle correzioni del momento, per “pulire” o “sporcare” il salto…mi rendo conto che sto volando
…e non è poco..!
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